Poco
tempo fa, la Camera dei deputati ha votato un progetto di legge
sull’esecuzione delle pene. Sotto questo nome un po’ oscuro, troviamo un
nuovo passo sulla strada dell’imprigionamento in Francia. Il potere ci
manda un messaggio chiaro: gli anni ‘10 saranno brutali e fatti di
prigione. La volontà che sta dietro questo progetto di legge é di
arrivare in qualche anno ad avere 100 000 posti nelle prigioni francesi,
contro gli attuali 60 000: quasi il doppio. Cerchiamo quindi di vederci
un po’ più chiaro, per sapere come vogliono provare a sbranarci se non
riusciamo a farla finita con lo Stato, i suoi sbirri e le sue prigioni.
Esaminiamo
quindi il progetto di legge: i deputati hanno votato la creazione di
24 397 nuovi posti di prigione entro il 2017, una parte dei quali sarà
costruita nel quadro di un partenariato pubblico-privato (PPP). “Al
giorno d’oggi, questa é una necessità assoluta”, afferma il deputato
Ciotti, che prima dell’estate aveva presentato al presidente un rapporto
sulla mancata esecuzione delle pene detentive. Si tratta di ridurre di
35 000 unità, entro il 2017, il numero delle pene in attesa di
esecuzione (a causa dell’affollamento delle carceri), attualmente di
87 000. Con questi nuovi “posti”, lo Stato prevede anche, in teoria, di
assumere 15 000 nuovi secondini, di cui 7 000 subito. É anche prevista
la creazione di 120 posti di magistrato e 89 di cancelliere nei servizi
dell’applicazione e dell’esecuzione delle pene. Saranno inoltre creati
88 posti nel seno della SPIP [Services Pénitentiaires d’Insertion et de Probation:
si occupano del “reinserimento” e della sorveglianza delle persone che
escono di prigione o che sono sottoposte a pene alternative alla
gattabuia, NdT], già a partire dal 2013, e 103 posti di psicologo.
Il testo di legge rivede anche la classificazione degli istituti penitenziari: “a sicurezza rafforzata”, “normale”, “adattata” e “a sicurezza alleggerita”. Questi ultimi, circa 6 000 posti, saranno destinati alle “pene brevi”, cioè inferiori o uguali ad un anno.
É stata anche decisa la creazione di 20 nuovi Centri Educativi Chiusi (CEF, cioè prigioni per ragazzini), per “una migliore gestione dei minorenni delinquenti”, misura che accompagna la creazione di 120 posti di educatore/secondino.
É stato peraltro adottato un progetto volto a “meglio valutare il profilo delle persone condannate”, con la finalità di mettere in piedi “un regime di detenzione adatto”. Sono stati costituiti tre nuovi centri nazionali di valutazione, per i detenuti condannati a lunghe pene che presentino “un livello elevato di pericolosità”. Allo stesso modo, il testo prevede di aumentare il numero degli esperti psichiatrici giudiziari, in particolare attraverso incentivi finanziari (borse di studio) per i futuri psichiatri.
In un’altra epoca, il fatto di essere rinchiuso in una cella individuale era percepito come una punizione nella punizione. Al giorno d’oggi, quando celle di 9 metri quadrati sono riempite con quattro detenuti e l’amministrazione penitenziaria non esita più ad aggiungere materassi di fortuna come si infilano perline una accanto all’altra, avere una cella da solo é un privilegio e le liste d’attesa sono interminabili. Questo nuovo progetto di legge vorrebbe rispondere al problema della sovrappopolazione carceraria costruendo nuove prigioni. Ovviamente, per loro, non si tratta di diminuire la popolazione carceraria, ma di farle prendere un volume ancora maggiore.
La piccola Agnes, il piccolo Kevin, la piccola Laetitia, la piccola che correva nel parco [sono tutti riferimenti a episodi di cronaca nera degli ultimi anni, che hanno avuto come vittime per lo più dei bambini ed hanno fatto scalpore in Francia, NdT], Pollicino... ad ogni episodio di cronaca segue una nuova legge, con le nuove pene detentive che l’accompagnano. Era pur necessario che il serpente smettesse di mordersi la coda, visto che a forza di riempire le prigioni fino a farle scoppiare si arriva a chiedersi se dentro rimane abbastanza ossigeno per tutti. Le paure collettive create dai politici per mezzo dei media, come quella delle orde di stupratori di bambini, l’inquietante moltiplicazione dei serial-killer pedofili dai denti aguzzi, i plurirecidivi della decapitazione delle vecchiette ed altri orchi da fiaba (nei fatti circa lo 0,1% della popolazione carcerale), servono in effetti a giustificare la detenzione in massa di decine di migliaia di persone e, ancor più importante, a non porsi più la questione della miseria e delle tecniche di sopravvivenza che producono l’immensa maggioranza della popolazione carceraria. Sono comodi i cadaveri dei bambini in fondo ai laghi, per far accettare ai più stupidi questa vita di merda e di filo spinato, fin nelle nostre menti. La strumentalizzazione mediatica e politica dei fatti di cronaca e l’arsenale repressivo che ne segue e che si allontana di molto, lui sì, dal mero spettacolo, partecipano ad una manna finanziaria, un pozzo legislativo ed economico senza fondo.
Questo progetto di legge significa infatti parecchi miliardi di euro nelle tasche dei soliti avvoltoi della macchina della prigione: Bouygues, Eiffage,Vinci, Suez, Eurest e tutti gli altri... Dai costruttori ai fornitori, da quelli che si ingrassano avvelenando i detenuti con il loro cibo malsano, che non si darebbe nemmeno ad un topo di fogna, dagli architetti che rispondono a richieste ben particolari (impedire le evasioni, proteggere i secondini, isolare i prigionieri, spezzarli), fino a tutti i bastardi che approfittano della schiavitù carcerale al prezzo più basso (GEPSA, Orange, Haribo, Bic, 3M, Renault, Yves Rocher, Dior etc.).
Mentre la miseria avanza ad una velocità inaudita, ecco quindi la soluzione proposta dal potere: la costruzione di migliaia di nuovi alloggi, ma in galera.
Le cose sono molto chiare, allora cosa aspettiamo?
Morte a tutti quelli che rinchiudono ed ai loro difensori!
N.B. la legge di cui si parlava qui è stata approvata in via definitiva il 29 febbraio 2012.
[Tratto da Lucioles n°6, febbraio/marzo 2012]
Il testo di legge rivede anche la classificazione degli istituti penitenziari: “a sicurezza rafforzata”, “normale”, “adattata” e “a sicurezza alleggerita”. Questi ultimi, circa 6 000 posti, saranno destinati alle “pene brevi”, cioè inferiori o uguali ad un anno.
É stata anche decisa la creazione di 20 nuovi Centri Educativi Chiusi (CEF, cioè prigioni per ragazzini), per “una migliore gestione dei minorenni delinquenti”, misura che accompagna la creazione di 120 posti di educatore/secondino.
É stato peraltro adottato un progetto volto a “meglio valutare il profilo delle persone condannate”, con la finalità di mettere in piedi “un regime di detenzione adatto”. Sono stati costituiti tre nuovi centri nazionali di valutazione, per i detenuti condannati a lunghe pene che presentino “un livello elevato di pericolosità”. Allo stesso modo, il testo prevede di aumentare il numero degli esperti psichiatrici giudiziari, in particolare attraverso incentivi finanziari (borse di studio) per i futuri psichiatri.
In un’altra epoca, il fatto di essere rinchiuso in una cella individuale era percepito come una punizione nella punizione. Al giorno d’oggi, quando celle di 9 metri quadrati sono riempite con quattro detenuti e l’amministrazione penitenziaria non esita più ad aggiungere materassi di fortuna come si infilano perline una accanto all’altra, avere una cella da solo é un privilegio e le liste d’attesa sono interminabili. Questo nuovo progetto di legge vorrebbe rispondere al problema della sovrappopolazione carceraria costruendo nuove prigioni. Ovviamente, per loro, non si tratta di diminuire la popolazione carceraria, ma di farle prendere un volume ancora maggiore.
La piccola Agnes, il piccolo Kevin, la piccola Laetitia, la piccola che correva nel parco [sono tutti riferimenti a episodi di cronaca nera degli ultimi anni, che hanno avuto come vittime per lo più dei bambini ed hanno fatto scalpore in Francia, NdT], Pollicino... ad ogni episodio di cronaca segue una nuova legge, con le nuove pene detentive che l’accompagnano. Era pur necessario che il serpente smettesse di mordersi la coda, visto che a forza di riempire le prigioni fino a farle scoppiare si arriva a chiedersi se dentro rimane abbastanza ossigeno per tutti. Le paure collettive create dai politici per mezzo dei media, come quella delle orde di stupratori di bambini, l’inquietante moltiplicazione dei serial-killer pedofili dai denti aguzzi, i plurirecidivi della decapitazione delle vecchiette ed altri orchi da fiaba (nei fatti circa lo 0,1% della popolazione carcerale), servono in effetti a giustificare la detenzione in massa di decine di migliaia di persone e, ancor più importante, a non porsi più la questione della miseria e delle tecniche di sopravvivenza che producono l’immensa maggioranza della popolazione carceraria. Sono comodi i cadaveri dei bambini in fondo ai laghi, per far accettare ai più stupidi questa vita di merda e di filo spinato, fin nelle nostre menti. La strumentalizzazione mediatica e politica dei fatti di cronaca e l’arsenale repressivo che ne segue e che si allontana di molto, lui sì, dal mero spettacolo, partecipano ad una manna finanziaria, un pozzo legislativo ed economico senza fondo.
Questo progetto di legge significa infatti parecchi miliardi di euro nelle tasche dei soliti avvoltoi della macchina della prigione: Bouygues, Eiffage,Vinci, Suez, Eurest e tutti gli altri... Dai costruttori ai fornitori, da quelli che si ingrassano avvelenando i detenuti con il loro cibo malsano, che non si darebbe nemmeno ad un topo di fogna, dagli architetti che rispondono a richieste ben particolari (impedire le evasioni, proteggere i secondini, isolare i prigionieri, spezzarli), fino a tutti i bastardi che approfittano della schiavitù carcerale al prezzo più basso (GEPSA, Orange, Haribo, Bic, 3M, Renault, Yves Rocher, Dior etc.).
Mentre la miseria avanza ad una velocità inaudita, ecco quindi la soluzione proposta dal potere: la costruzione di migliaia di nuovi alloggi, ma in galera.
Le cose sono molto chiare, allora cosa aspettiamo?
Morte a tutti quelli che rinchiudono ed ai loro difensori!
N.B. la legge di cui si parlava qui è stata approvata in via definitiva il 29 febbraio 2012.
[Tratto da Lucioles n°6, febbraio/marzo 2012]