Ma a
te piace questa vita sotto videosorveglianza, in cui dei cerberi armati
possono correrti dietro finché ti schianti e muori, come lo scorso 14
ottobre alla Porte de Montreuil (20e arrondissement di Parigi)? In cui
dei controllori ti fiutano e ti identificano quando ne hai abbastanza di
pagare per farti trasportare come bestiame dalla stalla al macello o
quando non hai i pezzi di carta giusti in tasca? In cui vieni giudicato e
rinchiuso ogni volta che ti fai beccare a non rispettare le loro leggi?
In cui triboli ogni giorno per pagare l’affitto della tua gabbia per
polli, con il denaro che il padrone si degna di darti in cambio della
tua docilità? In cui dei vigilantes ti scrutano per assicurarsi del
fatto che non prendi ciò di cui hai bisogno? Ne hai veramente voglia,
tu, di questa vita regolata, organizzata al millimetro dai dominanti,
sorvegliata, legalizzata, psichiatrizzata, democratica, regolarizzata,
sicura e, soprattutto, noiosa da morire?
Allora
certo che fra due retate, sfratti, visite dell’ufficiale giudiziario,
passaggi davanti ai giudici dei tribunali, dell’assistenza sociale,
della pianificazione familiare o della comunità, fra crediti da
rimborsare o conti in rosso da coprire, non è sicurezza quella che
proviamo, e ci sono molte maniere di reagire a questa sensazione di
soffocamento: tacere, andare a votare e dirsi che fin qui tutto va male
ma che potrebbe anche andare peggio, oppure rivoltarsi, non
sottomettersi, vendicarsi, non lasciarsi mettere i piedi in testa e
tenere su la testa di fronte ai ricchi ed ai loro ascari, di fronte alle
istituzioni, di fronte allo Stato, di fronte al potere ed alle norme
sociali che esso impone. È da alcuni anni ormai che pubblichiamo questo
giornale, con il solo scopo di appoggiare e diffondere la scelta della
rivolta e sputare sulla sottomissione. E se in fondo quello che vogliamo
davvero sono la rottura e la distruzione totale di questo mondo, la
rivoluzione, c’è già di che gioire dei numerosi episodi di rivolta che
sono cosparsi sullo scenario screpolato del dominio capitalista e
statale.
Ma l’insicurezza di cui parliamo qua sopra non è, chiaramente, quella che da sempre media e politici usano per fare alzare l’auditel o vincere le elezioni sulle spalle dell’imbecillità diffusa, no, perché essi ne sono i responsabili. Per loro è quindi meglio inventarsi un’insicurezza che si venda meglio, per farci dimenticare la nostra o renderla più tollerabile. Si tratta allora di inventare degli spauracchi e spogliare le persone prese di mira della loro individualità. I Rom ladri di galline, il clandestino che ruba il lavoro ai francesi, gli islamisti in agguato pronti a farci saltare in aria ad ogni istante, il sabotatore anarco-autonomo di estrema sinistra, le bande di giovani incappucciati che si alzano il mattino per depredare gli onesti cittadini (se solo fosse vero…), quegli stronzi di scioperanti che prendono in ostaggio la popolazione, i piccoli rapinatori che meritano la pallottola del gioielliere nizzardo [1], quelli che approfittano del sistema di “protezione” sociale e così via. Tutte figure immaginarie gonfiate mediaticamente al TG delle 20, in modo che il buon francese addomesticato se la faccia sotto, consumi e voti nella più totale indifferenza della sorte altrui e nell’incapacità di identificare il nemico là dov’esso è veramente, cioè non sulla porta accanto, sul suo stesso pianerottolo, ma nel parlamento, a capo delle imprese, nei commissariati, nei centri delle comunità e nei tribunali.
L’insicurezza dei ricchi e dei dominanti fa la nostra felicità e viceversa. Allora, in questa guerra sociale, bisogna scegliere il proprio campo.
[tratto da Lucioles, n. 13, bollettino anarchico di Parigi e della sua regione, novembre 213]
Ma l’insicurezza di cui parliamo qua sopra non è, chiaramente, quella che da sempre media e politici usano per fare alzare l’auditel o vincere le elezioni sulle spalle dell’imbecillità diffusa, no, perché essi ne sono i responsabili. Per loro è quindi meglio inventarsi un’insicurezza che si venda meglio, per farci dimenticare la nostra o renderla più tollerabile. Si tratta allora di inventare degli spauracchi e spogliare le persone prese di mira della loro individualità. I Rom ladri di galline, il clandestino che ruba il lavoro ai francesi, gli islamisti in agguato pronti a farci saltare in aria ad ogni istante, il sabotatore anarco-autonomo di estrema sinistra, le bande di giovani incappucciati che si alzano il mattino per depredare gli onesti cittadini (se solo fosse vero…), quegli stronzi di scioperanti che prendono in ostaggio la popolazione, i piccoli rapinatori che meritano la pallottola del gioielliere nizzardo [1], quelli che approfittano del sistema di “protezione” sociale e così via. Tutte figure immaginarie gonfiate mediaticamente al TG delle 20, in modo che il buon francese addomesticato se la faccia sotto, consumi e voti nella più totale indifferenza della sorte altrui e nell’incapacità di identificare il nemico là dov’esso è veramente, cioè non sulla porta accanto, sul suo stesso pianerottolo, ma nel parlamento, a capo delle imprese, nei commissariati, nei centri delle comunità e nei tribunali.
L’insicurezza dei ricchi e dei dominanti fa la nostra felicità e viceversa. Allora, in questa guerra sociale, bisogna scegliere il proprio campo.
[tratto da Lucioles, n. 13, bollettino anarchico di Parigi e della sua regione, novembre 213]
Note
[1] Riferimento
ad un recente fatto di cronaca : a inizio settembre un gioielliere di
Nizza spara nella schiena al tipo che l’aveva appena rapinato e che
stava scappando in scooter; NdT.