Non é
una sorpresa né una novità; già in occasione della lotta portata avanti
dagli immigrati tunisini, qualche mese fa, la prefettura ed il Comune di
Parigi avevano fatto causa comune per sgomberare con la forza gli
occupanti del 51 avenue Simon Bolivar, poi della palestra di rue de la Fontaine-au-roi.
“Insalubrità” del luogo o “progetto sociale” previsto nell’edificio in
questione, sono sempre gli stessi gli argomenti fasulli usati per dare
una parvenza di giustificazione agli sgomberi, per mettere una mano di
vernice democratica sulle operazioni di polizia.
É la scusa di un “progetto sociale” che doveva essere usata dal Comune (amministrato dal Parti Socialiste) di Pantin [comune limitrofo a Parigi, a nord-est, NdT] per chiedere, a fine settembre, lo sgombero dell’edificio sito nel passage Roche.
Come spiega Bernard Kern (sindaco di Pantin): “Si tratta di un edificio
industriale che doveva essere abbattuto, all’interno di un progetto di
riqualificazione urbana e di edilizia popolare. Stavamo per contattare
le prefettura per chiedere lo sgombero degli abitanti abusivi, ma il
dramma é successo prima. Quello che é successo é drammatico”. Sei
persone, immigrati tunisini ed egiziani, sono morte. Sei persone che già
erano state costrette a subire le vessazioni della polizia quando
dormivano all’aperto nel parco di porte de la Villette. Sei
persone, fra le altre, che l’amministrazione comunale socialista voleva
sbattere per strada. Le carogne del Comune e del governo si danno da
fare per scaricarsi la colpa a vicenda: “diminuzione dei fondi per la
prima accoglienza”, “conseguenza della politica delle cifre [delle
espulsioni di immigrati clandestini, NdT]”, “filiera criminale
dell’immigrazione clandestina” etc., in un opportunismo macabro che mai
nasconderà la loro responsabilità comune per la morte di queste persone.
Il 24 ottobre é un edificio sito al 163 rue des Pyrénées che parte in fiamme, causando un morto fra gli occupanti. Questa volta la casa é stata incendiata volontariamente con delle molotov lanciate dal tetto. Poco tempo prima, c’erano state manifestazioni di ostilità nei confronti degli accupanti del luogo (per la maggior parte Rom), accompagnate da petizioni ed incoraggiate dalla municipalità socialista del XX arrondissement. Veniva apertamente chiesto lo sgombero con la forza dell’edificio. Che l’incendio sia stato provocato da fascisti o da cittadini-vicini convertitisi alla piromania, esso fa comunque il gioco del Comune, impegnato in prima linea nel “ripulire” il nord-est di Parigi da tutti i poveri, e della prefettura, che da alcuni anni si mostra assai rapida e zelante nello sgomberare le occupazioni nella capitale, con l’intento di non lasciar sviluppare eventuali intralci all’imborghesimento dei quartieri e non lasciar attecchire possibili focolai di lotta.
Dopo l’incendio, il Comune, aiutato dall’associazione Emmaüs-Coup de main, ha spedito come pacchi gli ex occupanti in camere in albergo (per tre notti) e poi in strutture di prima accoglienza (in cui le condizioni di vita sono veramente carcerali). Soprattutto, é stato loro “proposto” il famoso “aiuto per il ritorno volontario” [una somma di denaro che lo Stato da ai clandestini che decidono “volontariamente” di tornare al paese di provenienza, NdT], quelle espulsioni a buon prezzo tinte dello sporco colore dell’umanitario, nelle quali alcune associazioni alla ricerca di riconoscimento da parte del Comune e di sovvenzioni pubbliche si sono specializzate, negli ultimi mesi. Questa versione della gestione e della selezione degli indesiderabili era già stata sperimentata in larga scala con gli immigrati venuti dall’Africa del Nord e continua ad essere utilizzata, mostrando da che parte stanno queste associazioni: dalla parte del potere e della sua caccia ai poveri. E cosa dire del comunicato dell’associazione Harissa Sauce Blanche (HSB), che lamenta la mancanza di umanità di Frédérique Calandra [sindaca socialista del XX arrondissement, NdT] dopo l’incendio, quando auesta stessa associazione aveva fornito un avallo “sociale” al municipio, seguendo per suo conto gli occupanti, in particolare la scolarizzazione dei bambini? Fare il gioco dei politici, accettando il loro ricatto, per lamentarsene dopo...
Venerdì 14 ottobre, sempre nello stesso quartiere, viene sgomberata una casa in rue Olivier Métra, mentre l’edificio occupato al 194 di rue des Pyrénées (che appartiene all’AFTAM [associazione che si occupa di prima accoglienza, NdT]) tiene ancora, nonostante le minacce di sgombero. Quei bastardi del Comune e della prefettura non sono peró al riparo da una reazione arrabbiata a tutti i loro comportamenti schifosi. Ne fa prova il fatto che, nella notte del 24 ottobre, poco dopo l’incendio dello squat di Pyrénées, alcuni sconosciuti sono andati a spiegare il loro modo di pensare – e d’agire – alla sbirraglia, sfondando le vetrine di due commissariati, uno in rue Ramponneau, nel XXème, l’altro in rue du Rendez-Vous, nel XIIème.
Che questo esempio, che colpisce, possa alimentare la nostra collera ed ispirare altre iniziative offensive... lo speriamo bene!
[tradotto da Lucioles n°5, bulletin anarchiste du Nord-Est de Paris, novembre/décembre 2011]
Il 24 ottobre é un edificio sito al 163 rue des Pyrénées che parte in fiamme, causando un morto fra gli occupanti. Questa volta la casa é stata incendiata volontariamente con delle molotov lanciate dal tetto. Poco tempo prima, c’erano state manifestazioni di ostilità nei confronti degli accupanti del luogo (per la maggior parte Rom), accompagnate da petizioni ed incoraggiate dalla municipalità socialista del XX arrondissement. Veniva apertamente chiesto lo sgombero con la forza dell’edificio. Che l’incendio sia stato provocato da fascisti o da cittadini-vicini convertitisi alla piromania, esso fa comunque il gioco del Comune, impegnato in prima linea nel “ripulire” il nord-est di Parigi da tutti i poveri, e della prefettura, che da alcuni anni si mostra assai rapida e zelante nello sgomberare le occupazioni nella capitale, con l’intento di non lasciar sviluppare eventuali intralci all’imborghesimento dei quartieri e non lasciar attecchire possibili focolai di lotta.
Dopo l’incendio, il Comune, aiutato dall’associazione Emmaüs-Coup de main, ha spedito come pacchi gli ex occupanti in camere in albergo (per tre notti) e poi in strutture di prima accoglienza (in cui le condizioni di vita sono veramente carcerali). Soprattutto, é stato loro “proposto” il famoso “aiuto per il ritorno volontario” [una somma di denaro che lo Stato da ai clandestini che decidono “volontariamente” di tornare al paese di provenienza, NdT], quelle espulsioni a buon prezzo tinte dello sporco colore dell’umanitario, nelle quali alcune associazioni alla ricerca di riconoscimento da parte del Comune e di sovvenzioni pubbliche si sono specializzate, negli ultimi mesi. Questa versione della gestione e della selezione degli indesiderabili era già stata sperimentata in larga scala con gli immigrati venuti dall’Africa del Nord e continua ad essere utilizzata, mostrando da che parte stanno queste associazioni: dalla parte del potere e della sua caccia ai poveri. E cosa dire del comunicato dell’associazione Harissa Sauce Blanche (HSB), che lamenta la mancanza di umanità di Frédérique Calandra [sindaca socialista del XX arrondissement, NdT] dopo l’incendio, quando auesta stessa associazione aveva fornito un avallo “sociale” al municipio, seguendo per suo conto gli occupanti, in particolare la scolarizzazione dei bambini? Fare il gioco dei politici, accettando il loro ricatto, per lamentarsene dopo...
Venerdì 14 ottobre, sempre nello stesso quartiere, viene sgomberata una casa in rue Olivier Métra, mentre l’edificio occupato al 194 di rue des Pyrénées (che appartiene all’AFTAM [associazione che si occupa di prima accoglienza, NdT]) tiene ancora, nonostante le minacce di sgombero. Quei bastardi del Comune e della prefettura non sono peró al riparo da una reazione arrabbiata a tutti i loro comportamenti schifosi. Ne fa prova il fatto che, nella notte del 24 ottobre, poco dopo l’incendio dello squat di Pyrénées, alcuni sconosciuti sono andati a spiegare il loro modo di pensare – e d’agire – alla sbirraglia, sfondando le vetrine di due commissariati, uno in rue Ramponneau, nel XXème, l’altro in rue du Rendez-Vous, nel XIIème.
Che questo esempio, che colpisce, possa alimentare la nostra collera ed ispirare altre iniziative offensive... lo speriamo bene!
[tradotto da Lucioles n°5, bulletin anarchiste du Nord-Est de Paris, novembre/décembre 2011]